Rientro dei cervelli: agevolazioni per il ritorno in Italia dal 2020

Il Governo cerca già da alcuni anni di attirare sempre più lavoratori specializzati all’interno del territorio italiano per favorire una crescita economica del Paese. Unitamente a questo, desidera favorire il ritorno di ricercatori e docenti in patria dopo un periodo di permanenza all’estero.

Esistevano già due normative in materia, rispettivamente il D.Lgs. 147/2015 e i D.L. 78/2010 oggi completamente rivisitati dall’art. 5 del Decreto Crescita 2019.

Con quest’ultima normativa, il Governo desidera aumentare le agevolazioni previste per il ritorno in Italia sulla base soggettiva, temporale e fiscale che vedranno il loro decorso dal 1° gennaio 2020.

Il nuovo regime per i lavoratori impatriati

Con la riforma delle agevolazioni, il Governo ha risolto questioni che erano state oggetto di non pochi dibattiti. Prima fra tutte, l’iscrizione al registro AIRE.

I requisiti necessari

I requisiti richiesti ai lavoratori impatriati per accedere alle agevolazioni rimangono pressoché le medesime, ossia:

  • Aver svolto un’attività lavorativa all’estero per almeno 24 mesi;
  • Trasferimento della residenza fiscale dal Paese estero in Italia;
  • Svolgere un’attività di lavoro dipendente o autonomo in Italia.

La vera novità è il fatto che il Decreto Crescita ha eliminato l’obbligo di iscrizione all’AIRE,l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, per il rientro dei cervelli.

La normativa previgente richiedeva, infatti, dei requisiti molto selettivi per poter accedere all’agevolazione fiscale che andava ad abbattere la base imponibile delle imposte dirette.

In precedenza, il collegamento logico era il seguente. Se il soggetto non era iscritto all’AIRE, automaticamente non poteva essere considerato come residente all’estero

Il Decreto Crescita ha eliminato questo vincolo per favorire il rientro dei cervelli con maggiori agevolazioni rispetto a quelle che erano state previste negli anni passati.

Tuttavia, nonostante non sia più necessaria l’iscrizione all’AIRE, rimane comunque un requisito necessario la residenza fiscale all’estero.

Chiaramente, per poter accertare la residenza fiscale del soggetto, è necessario prendere in considerazione il luogo in cui ha abitato abitualmente e dove si trovava il centro dei suoi interessi personali ed economici.

Durata ed ammontare delle agevolazioni per il rientro dei cervelli

Anche il versante della durata ha subito delle modifiche in quanto prima veniva considerato un periodo di 5 anni dal momento in cui veniva acquisita la residenza fiscale in Italia ora, invece, si registrano ulteriori agevolazioni per il rientro di cervelli.

L’imponibile verrà abbattuto nella misura del 70% rispetto all’ammontare totale e il beneficio fiscale ha visto una proroga di ulteriori 5 anni in presenza di determinati requisiti:

  • Il lavoratore impatriato deve acquisire la proprietà di un immobile di tipo residenziale in Italia
  • Il lavoratore deve avere almeno un figlio minorenne a carico o in affido preadottivo

Inoltre, l’esenzione passa dal 70% al 90% nel caso in cui il lavoratore impatriato trasferisca la propria residenza in una regione del Sud Italia tra cui: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia.

Il nuovo regime per ricercatori e docenti

La seconda categoria che viene toccata dalla normativa sul rientro dei cervelli è quella dei ricercatori e docenti.

I requisiti necessari

I requisiti affinché questi soggetti possano rientrare nelle agevolazioni sul rientro dei cervelli sono le seguenti:

  • Aver conseguito una laurea o un titolo di studio del medesimo valore
  • Aver svolto un’attività di ricerca o docenza all’interno di centri di ricerca di un Paese estero per 2 anni
  • Aver risieduto all’estero in modo duraturo e non occasionale
  • Svolgere un’attività di ricerca o docenza sul territorio italiano
  • Trasferimento della residenza fiscale dal Paese estero all’Italia

Anche per i ricercatori e docenti vale la novità del Decreto crescita sull’eliminazione del requisito di iscrizione all’AIRE.

Anche in questo caso sarà necessario accertare la residenza fiscale nel Paese estero in modo molto accurato per evitare di non riuscire a fornire una prova adeguata in caso di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Le differenze per quanto riguarda le agevolazioni sul rientro dei cervelli

Per ricercatori e docenti le esenzioni rimangono fissate al 90% del reddito da lavoro dipendente o autonomo.

Tuttavia, si registra un cambiamento per quanto riguarda la durata in quanto si passa da 4 a 6 anni in regime di agevolazione fiscale.

In presenza di determinate condizioni, la durata del regime agevolato aumenta considerevolmente:

  • Fino a 8 anni nel caso in cui il ricercatore o il docente mantenga la propria residenza in Italia, abbia un figlio minore a carico oppure abbia acquistato una unità immobiliare a scopo residenziale in Italia
  • Fino a 11 anni nel caso in cui abbia due figli minori a carico
  • Fino a 13 anni nel caso se ha tre figli o più a carico

Considerazioni conclusive

In generale, si può quindi dire che il Decreto Crescita ha fatto un notevole passo avanti eliminando l’obbligo di iscrizione all’AIRE, aumentando la percentuale di esenzione sul reddito imponibile e la durata delle agevolazioni stesse.

Con queste manovre, il Legislatore cerca di contrastare il fenomeno di ricercatori, docenti e lavoratori estremamente qualificati che hanno deciso di portare all’estero le loro conoscenze e competenze per ottenere un salario migliore come riconoscimento del valore apportato. L’Italia sembra essere meno competitiva, sotto questo punto di vista, rispetto ad altri Paesi.

Inoltre, la forte globalizzazione degli ultimi anni ha permesso di conoscere ed accedere con crescente facilità a istituti di formazione o luoghi di lavoro all’estero. Ma questo implica per il nostro Paese la perdita di risorse molto importanti che potrebbero portare l’Italia verso un progresso futuro.

Fortunatamente, con questa manovra sicuramente apprezzata da coloro che desiderano tornare in patria piuttosto che trascorrere la vita in un Paese estero, l’Italia ha voluto conferire valore prima di tutto ai titoli di studio, alle ricerche o alle abilità di cui i soggetti sono in possesso. Ma, contestualmente, con la manovra di rientro dei cervelli ha voluto dare un riconoscimento a questa esperienza di vita, di formazione e di lavoro all’estero che sicuramente hanno arricchito maggiormente coloro che l’hanno posta in essere.

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